Grandi artiste e dove trovarle: il pastello perfetto di Rosalba Carriera

Rosalba Carriera, Autoritratto con il ritratto della sorella, 1715, Firenze, Galleria degli Uffizi

Rosalba Carriera seppe ritagliarsi uno spazio nel mercato artistico della Venezia settecentesca come autrice di ritratti a pastello

Non è un mistero che le donne si siano dedicate per secoli a forme d’arte ritenute «minori». Intese come tali sia perché più vicine all’artigianato, ad esempio la miniatura o il ricamo, che in quanto focalizzate su soggetti lontani dai generi più nobili, vale a dire la pittura storico-mitologica o religiosa. Meglio se ad affresco, preferibilmente su ampie superfici.

Ciononostante, una delle artiste più celebri del Settecento, Rosalba Carriera (Venezia, 1673-1757), scelse di non interessarsi alle tecniche o ai generi ritenuti più elevati, ma alla meno frequentata pittura a pastello.

Formatasi con la madre merlettaia, e poi dedicatasi alla miniatura, Carriera dovette studiare pittura probabilmente con Giuseppe Diamantini.

L’artista però non aveva alle spalle una famiglia benestante. Come molte altre donne prima di lei l’arte era il suo mezzo per mantenersi. Per questo, nella Venezia percorsa da intellettuali, nobili, avventurieri, attratti dalla bellezza, dai salotti e dal gioco d’azzardo – e perché no, da maschere, travestimenti e tutti quegli elementi che li rendevano più liberi nella città lagunare che altrove – Carriera seppe ricavarsi uno spazio tutto suo. Pochi artisti, infatti, si interessavano alla tecnica del pastello. Nessuno, soprattutto, raggiungeva l’immediatezza, la freschezza, la luminosità delle figure da lei ritratte. Che fossero colte in abiti sontuosi o quotidiani, perfino allusivi al loro mestiere.

Invitata dal banchiere e connoisseur Pierre Crozat, nel 1720 Carriera trascorse un memorabile soggiorno in Francia, accompagnata dalla sorella Giovanna – che fu sua allieva insieme a Felicità Sartori, Marianna Carlevarjis e Luisa Bergalli, quest’ultima nota anche come poeta.

In seguito fu presso la corte asburgica a Vienna, di cui apprezzò l’atmosfera culturale (1730).

Tra Parigi e Vienna visse un periodo decisamente meno esaltante a Modena (1723), ospite di Rinaldo d’Este. Desideroso di far effigiare le figlie e spedirne i ritratti a possibili pretendenti.

Infine Rosalba fece ritorno nell’amata Venezia da cui non si sarebbe più allontanata.

La passione della corona sassone per le opere di Carriera ha fatto sì che la Kunstsammlungen di Dresda conservi una ricca raccolta delle sue opere. Che include il ritratto dell’Imperatrice Guglielmina Amalia, moglie di Giuseppe I, di cui Carriera fu intima. Tanto da insegnarle a dipingere a pastello e venire invitata presso il convento salesiano di Dresda dove l’imperatrice, ormai vedova, aveva scelto di vivere. Sebbene in un lussuoso appartamento, adornato di mobili eleganti e porcellane cinesi.

Rosalba Carriera, Ritratto dell'imperatrice Guglielmina Amalia, 1730, pastello su carta, Dresda, Staatliche Kunstasammlungen
Rosalba Carriera, Ritratto dell’imperatrice Guglielmina Amalia

Il piglio della nobildonna emerge dal ritratto della Carriera così come la presenza matronale dell’imperatrice che protrude dal fondo, avvolta in un abito vedovile, di cui la cuffia riprende il colore, e in una pelliccia di ermellino. Le vesti scure contrastano con la carnagione lattea, l’elaborato pendente che brilla sullo scollo, il pulviscolo di luce diamantina che ravviva la figura. Lo sguardo è vivo, il naso arcuato, la bocca atteggiata in un sorriso quasi d’imbarazzo. Carriera sceglie di non cancellare il doppio mento – anche se una minima idealizzazione è ipotizzabile. Così come non nasconde le occhiaie della figlia di Guglielmina, Maria Giuseppe d’Austria, in una miniatura in avorio in pendant con quella che ritrae il marito Augusto III di Sassonia, conservata in collezione privata.

Il lavoro indefesso e i continui impegni, che fecero desistere Rosalba dal creare una propria famiglia, le causarono una malattia oculistica su cui ripetute operazioni ebbero l’effetto contrario a quello sperato. Alla perdita graduale della vista si unì quella di amici e familiari. Che portò la «Rosa Alba» – fiore con cui Carriera sceglie di ritrarsi in un’opera giovanile – a sfiorire pian piano.

La sua fragranza, tuttavia, è destinata a persistere nell’aria, a dispetto del tempo che passa.

Silvia Roncucci

Foto in alto: Rosalba Carriera, Autoritratto con il ritratto della sorella, 1715, Firenze, Galleria degli Uffizi – Wikimedia Commons

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