«Non voglio avere il terribile limite di chi vive soltanto di ciò che ha un senso. Io no, io voglio una verità inventata.»
Questa domenica ritroviamo Clarice Lispector, riconosciuta come la maggiore scrittrice brasiliana del secolo scorso. Nata in Ucraina da una famiglia ebrea dovette presto lasciare il suo paese per trovare un luogo più sicuro per ricominciare. Passò l’infanzia a Recife e poi si trasferì a Rio de Janeiro dove morì nel 1977.
Su Pangea, rivista avventuriera di cultura & idee, Alessio Mannino scrive: «Donna sofisticatissima, percorsa da audacie, Clarice Lispector sapeva di essere inclassificabile; diceva di “non avere stile”, ponendosi così al di là della letteratura, nell’eleganza degli angeli – alla levità dell’annuncio segue letale sguainare di spade. Se era bellissima lo era per quel viso tutto nodi e asperità, “occhi verdi, obliqui, zigomi marcati, pareva un lupo, un lupo affascinante”, disse di lei il poeta brasiliano Ferreira Gullar.»
Dopo La mia anima ha il peso della luce e Dammi la tua mano, questa domenica vi invitiamo all’ascolto di Io. L’elaborazione video è curata da Debora Menichetti.
Serena Betti
Foto in alto: Clarice Lispector – Tabletmag
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Io
Sono composta da urgenze:
le mie gioie sono intense;
le mie tristezze, assolute.
Mi intaso d’assenze,
Mi svuoto d’eccessi.
Non entro nello stretto,
vivo solo agli estremi.
Il poco non mi serve,
Il mezzo non mi appaga,
le metà non furono mai il mio forte!
Tutti i grandi e i piccoli momenti,
fatti d’amore e d’affetto,
sono per me memorie eterne.
Le parole possono anche conquistarmi
temporaneamente …
Ma gli atteggiamenti mi seducono
o mi perdono per sempre.
Suppongo mi capisca
non è una questione di intelligenza
ma di sentire,
entrare in contatto …
O tocchi o non tocchi.