Un romanzo e una canzone che raccontano due storie diverse e lontane ma unite da nostalgia, desiderio e senso della perdita.
La mia proposta per questo venerdì è uno dei romanzi più noti dell’autore giapponese Haruki Murakami, si tratta di Norwegian Wood. Uscito in Giappone nel 1987, è stato pubblicato per la prima volta in Italia nel 1993 da Feltrinelli con il titolo di Tokyo Blues. Attualmente l’editore italiano è Einaudi, che pubblica tutti i romanzi dello scrittore.
Haruki Murakami è molto conosciuto per i suoi romanzi surreali, visionari e costellati da elementi fantastici (come Kafka sulla spiaggia o 1Q84), Norwegian Wood rappresenta, invece, un’“anomalia” nella sua bibliografia. In queste pagine ha abbandonato i toni onirici per scrivere una storia profondamente realistica e malinconica. Questo è stato il libro che ha segnato il suo successo di massa in terra nipponica, facendolo diventare un fenomeno nazionale.
La storia inizia con Toru Watanabe, il protagonista, che ascolta «una annacquata versione orchestrale» di Norwegian Wood dei Beatles durante un atterraggio aereo all’aeroporto di Amburgo. La canzone innesca un flusso di ricordi legati agli anni della giovinezza vissuti nella Tokyo degli anni Sessanta durante il periodo degli studi. Un periodo della sua vita segnato da amore, perdita e crescita interiore.
A conferire spessore narrativo al romanzo sono soprattutto i legami con le loro implicazioni emotive che Toru sviluppa con alcuni personaggi chiave, in particolare con le due figure femminili centrali: Naoko e Midori. La prima è una ragazza delicata e fragile, tormentata dal suicidio di Kizuki, suo primo amore e amico del protagonista. Questo trauma, insieme a un contesto familiare problematico, conducono la ragazza in una clinica psichiatrica isolata tra le montagne, dove Toru la raggiungerà per starle vicino. Midori, invece, è una giovane donna vivace e imprevedibile che riesce a contagiarlo con la sua vitalità, nonostante anche la sua vita sia segnata da perdite familiari.
Il tema della morte e quello della sofferenza attraversano tutto il romanzo. Non solo come evento fisico ma anche come condizione che segna sia la gioventù di Toru che quella delle altre persone attorno a lui. I suicidi, le malattie mentali e il lutto vengono trattati con una sensibilità dolorosa, sempre misurata e mai indulgente.
«Per quanto uno possa raggiungere la verità, niente può lenire la sofferenza di perdere una persona amata. Non c’è verità, sincerità, forza, dolcezza che ci possa guarire da una sofferenza del genere. L’unica cosa che possiamo fare è superare la sofferenza attraverso la sofferenza, possibilmente cercando di trarne qualche insegnamento, pur sapendo che questo insegnamento non ci sarà di nessun aiuto la prossima volta che la sofferenza ci colpirà all’ improvviso».
Norwegian Wood può essere considerato un vero e proprio romanzo di formazione. Seguiamo, infatti, da vicino la maturazione emotiva e psicologica di Toru Watanabe alla ricerca costante di un equilibrio tra responsabilità e libertà, tra amare ed essere libero. Un percorso caratterizzato attraverso un itinerario di perdita, trasformazione e scoperta di sé.
Lo stile di Murakami è sobrio, limpido, quasi fotografico. Il linguaggio è asciutto, ma ricco di intensità emotiva. La narrazione in prima persona ci permette una profonda immersione nel mondo interiore del protagonista, si riescono a percepire le sue emozioni con molta naturalezza. I dialoghi, essenziali e sorprendentemente spontanei, lasciano spesso spazio a silenzi carichi di significato. Ciò che non viene espresso apertamente assume un peso emotivo persino maggiore delle parole pronunciate.
In accoppiata con il romanzo di Haruki Murakami vi propongo l’ascolto dell’omonima canzone dei Beatle, dal sottotitolo This Bird Has Flown. Scritta da John Lennon con contributi di Paul McCartney, è contenuta nell’album Rubber Soul del 1965. Conosciuta per il suo testo enigmatico e l’uso innovativo del sitar, che (suonato da George Harrison) rappresenta una delle prime incursioni delle sonorità indiane nella musica pop occidentale. Questo pezzo ha aperto le porte a tutta la musica contaminata e rappresenta un punto di svolta nella crescita musicale dei “ragazzi di Liverpool”.
La canzone racconta una storia ambigua e malinconica su una relazione che si conclude con frustrazione. Il tono è introspettivo e riflessivo. È impregnata di un’atmosfera sottile, emotiva e inquieta. Atmosfere richiamate fortemente anche nel romanzo.
Con la loro musica, i Beatles hanno saputo dar voce a un sentimento collettivo che ha segnato la Liverpool degli anni Sessanta e che, sorprendentemente, riaffiora nella Tokyo narrata da Murakami vent’anni dopo. In Norwegian Wood, quella stessa nostalgia sembra attraversare il tempo e lo spazio, continuando a parlarci ancora oggi, mentre rileggiamo la storia di Toru o riascoltiamo le note della canzone con un coinvolgimento che resta immutato. Buon ascolto e buon fine settimana!
Sara Simoni
Foto in alto: Haruki Murakami (da benandanti.it)
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Un’analisi attenta di “Norwegian Wood”! 💔 Sara Simoni ha colto l’essenza di questo romanzo “anomalo” di Murakami, che pur abbandonando il surrealismo a cui ci ha abituati, riesce a toccare corde altrettanto profonde, se non di più.
Sono assolutamente d’accordo: quando leggo Murakami mi sento liquefare. C’è qualcosa nella sua capacità di esplorare il dolore, la perdita e la crescita interiore con una sensibilità così onesta e misurata che è difficile non sentirsi parte delle esperienze dei suoi personaggi. La frase che hai citato sulla sofferenza è un pugno nello stomaco e al tempo stesso un abbraccio, vera e pura.
E l’accostamento con la canzone dei Beatles è la ciliegina sulla torta! La malinconia e l’inquietudine di “Norwegian Wood” (la canzone) si sposano perfettamente con le atmosfere del romanzo. È incredibile come due opere così diverse, nate in contesti e tempi lontani, possano dialogare e creare una risonanza emotiva così forte.
Grazie per aver riportato alla luce le sfumature di questo capolavoro e per avermi fatto venire voglia di riprenderlo in mano! 📚🎶