Pillole di femminile – Storie piccole che raccontano un mondo grande #164

Pillole di femminile
Oggi vi presentiamo Nero, racconto di Serena Pisaneschi. Uscire dal conosciuto e rassicurante per trovare comunque casa.

Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni.

NERO di Serena Pisaneschi

Per prima cosa aveva accarezzato la stoffa del tovagliolo. Il cotone era spesso, quasi grezzo. La cucitura ai bordi massiccia, di quelle che non si sgualciscono nemmeno in lavatrice. Se lo era immaginato bianco, come la tovaglia. L’aveva posato sulle gambe molto prima del dovuto, ma voleva continuare a vedere con le mani. Il piatto pesante e liscio, non rotondo ma squadrato. La forchetta dai rebbi lunghi e sottili, il cucchiaio molto capiente, il coltello da carne appuntito, potenzialmente pericoloso.

In quella stanza non era buio, era nero. Un nero così Erika l’aveva visto solo molti metri sotto terra, nella pancia di una grotta. Si ricordò di aver spalancato gli occhi e di non aver trovato spiragli di luce, proprio come in quella stanza. Le palpebre spalancate senza motivo, solo per abitudine.

Si era spesso domandata come sarebbe stato viverci in quel nero, quando le era capitata l’occasione di partecipare a una cena del genere non se l’era fatta sfuggire. Così stava tastando il tavolo, attenta a non far cadere cosa ci fosse sopra: bicchieri, cestino del pane, posate. Il coltello spunzonato e appuntito l’aveva spostato con la lama nascosta sotto al piatto.

Oltre il tatto Erika si stava concentrando per acutizzare gli altri sensi. Sentiva i passi, strusciare di sedie, frusciare di stoffe, parlottii sommessi e divertiti, alcuni più sussurrati di altri. E annusava. Una fragranza dolce se si voltava a destra, sentore di sigaretta a sinistra, sotto il naso l’odore tipico delle lavanderie industriali. Tra poco avrebbero cominciato a servire il cibo e allora la sala si sarebbe riempita di profumi e sapori. Erika era agitata, impaziente. Si guardava intorno senza vedere niente, non sapeva cosa fare con le mani.

«Coma va?» le chiese Luca.

«Bene» gli rispose.

«Sicura?»

«Sì, sì, sono solo emozionata.»

«Vedrai, sarà una scoperta.»

Uno schiocco la fece sobbalzare, a qualcuno era caduta una posata. Erika ricontrollò dove fossero le sue, allontanandole ancora di più dal bordo del tavolo. Si sentì afferrare una mano.

«Non ti vedo ma ti posso sentire» le disse Luca. Se lo immaginò chinare appena di lato la testa e alzare un sopracciglio, come quando voleva rassicurarla di qualcosa. Faceva sembrare tutto facile, ogni cosa con lui era sia un’avventura che una rivoluzione. Stavano insieme da pochi mesi ma sentiva già di essere innamorata. Era divertente, galante, premuroso, ma soprattutto era ottimista. Non si perdeva mai d’animo, era il re delle alternative. Stare con lui aveva voluto dire uscire dalla zona conosciuta, andare oltre e starci bene. Ed era soprattutto questo che l’aveva meravigliata: starci bene. Lei che non era abituata alle sfide, ci si era trovata dentro senza sentirla nemmeno tale. Aveva voluto farlo e basta, perché aveva voluto lui.

E ora era incredibile stare lì, in quel vuoto che invece era pieno. Non vedeva niente ma percepiva tutto. I movimenti d’aria di chi le passava accanto, il cigolio di qualche incastro di legno, il vetro freddo e liscio del bicchiere. Tante fotografie scattate senza vedere o, almeno, non con gli occhi. Una dimensione nuova, che costringeva a mettere da parte le certezze per affidarsi a sensi che vivono in un secondo piano troppo sottovalutato.

E lei si voleva affidare totalmente, entrare dentro la ricchezza di quella dimensione. Quindi si alzò, si spostò di lato al tavolo, prese il volto di Luca tra le mani e lo baciò a lungo. Lui, che in quel nero ci viveva da trent’anni, lui che l’aveva sempre vista con gli altri sensi, lui che profumava vagamente di menta fresca. Ora lo odorava, lo assaporava, lo toccava e lo sentiva. E lo vedeva, ma senza usare gli occhi.

Serena Pisaneschi

Foto in alto: elaborazione grafica di Erna Corsi

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Se questo articolo ti è piaciuto condividilo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *