Immagini che racchiudono sensazioni ed emozioni insieme ai pensieri che hanno evocato. Vi regaliamo il nostro concetto di bellezza.
La nostra storia non è iniziata proprio nel migliore dei modi. Una sera rientrando a casa avevo trovato le tue tracce sulla soglia della portafinestra. Poi ne ho trovate altre sulla finestrella che da luce al lavello della cucina. Erano tracce tanto inequivocabili quanto antipatiche, le stesse che lasciavi sull’inferriata dove, evidentemente, ti piaceva stazionare appollaiata per curiosare al di qua dei vetri quando in casa non c’era nessuno. Doveva essere andata così perché nessuno di noi si era mai accorto della tua presenza.
Nessun uccellino aveva mai preso abitudini di questo tipo, pensai che si trattasse di un fenomeno passeggero, ma così non era. Io pulivo le tue tracce e tu puntualmente me ne lasciavi di nuove il giorno dopo. Dovevo trovare uno stratagemma per allontanarti. Pensando di attirarti altrove con del cibo, magari sul muretto in fondo al giardino, ti comprai un sacchetto di semi. Altra faccenda era trovare una casetta per gli uccelli o qualcosa che facesse da tettoia ai tuoi semi.
Uno di quei negozi cinesi dove si trovano cose impensabili era stata la mia salvezza in quei giorni poco prima di Natale: una piccola casetta di legno per il presepe, pure scontata ormai del 50%. Invece della mangiatoia per il bambinello ci avevo messo dentro quella scatolina di metallo a forma di cuore saltata fuori da un cassetto e l’avevo riempita bene bene di semini. Poi ne avevo sparpagliati un po’ anche sul muretto, giusto per attirare la tua attenzione. Non restava che aspettare.

Il mio stratagemma funzionò fin dal primo giorno. Tornata dal lavoro verificai subito se qualcuno era passato dalla mangiatoia e in effetti trovai semi sparpagliati ovunque. Sembrava tu avessi gradito. Le tue tracce però continuavano. Dovevo inventarmi qualcos’altro, ma ancora ero ignara di quello che mi aspettava. Successe una sera dopo cena, mentre ero in giardino a fumare. Ebbi la sensazione di aver sentito un rumore strano provenire dalla caldaia. Alzai lo sguardo e non vidi niente, ma poco dopo di nuovo lo stesso rumore. Guardai di nuovo e fu lì che ti vidi, appollaiata sul tubo di scarico. Con il freddo delle notti di dicembre avevi trovato un posticino dove scaldarti. Le sorprese però non erano finite.
La mattina successiva provai a guardare sperando tu fossi ancora sul tubo, ma di te non c’erano tracce. Dopo cena stessa scena, alzo lo sguardo ma niente. Poi un movimento impercettibile attirò la mia attenzione e ti vidi: eri sulla trave grande che sorregge la tettoia della portafinestra, in un angolino. Avevi il capino nascosto e sembravi una pallina grigia e morbida come un pulcino, stavi dormendo.
Da allora il rituale si ripete ogni giorno e ho imparato che torni solo quando scende il buio. Alcune sere sul tubo della caldaia, altre volte sulla trave. Mi guardi dall’alto in basso (non potresti fare diversamente) e quando ti saluto i tuoi occhietti sembrano dire «questa qui è tutta matta». La mattina ti trovo solo se esco molto presto, durante il giorno sei sempre in giro. Nel frattempo mi pare che il tuo pancino sia cresciuto, i semini in fondo al giardino mi sa che ti piacciono e quelli di girasole non sono i tuoi preferiti.
Qualche sera fa invece mi hai fatto un brutto scherzo: sono uscita e non c’eri. Cosa può essere successo? Ti sarà mica capitato qualcosa? Sono rientrata con un velo di tristezza. La sera successiva però c’eri di nuovo. Anche un’altra sera non sei tornata ed è allora che ti ho battezzata l’uccellina vagabonda. Uccellina perché credo tu sia femmina. Ho curiosato in rete e dal colore grigio del tuo piumaggio e dal verso che sento la mattina dovresti essere un codirosso spazzacamino, femmina perché il tuo pancino tondo è tutto grigio. Per esserne sicura dovrei vedere di che colore hai la coda che non mi fai vedere.
Se tra chi legge ci fosse qualche ornitologə che può elargire consigli utili ne sarei molto felice. Mi sembra di vestire un po’ i panni della nostra Serena Betti e della sua Vita in campagna. Per ora questa piccolina mi ha insegnato che il guardare in una direzione diversa può regalare meraviglie inaspettate, chissà quali altre soprese mi riserverà. Talvolta basta poco per scorgere la bellezza che abbiamo intorno.
Paola Giannò
Foto in alto: Almavanta su Pixabay
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Paola ti adoro!!!