Pillole di Femminile – Storie piccole che raccontano un mondo grande #117

Il brano di oggi è tratto da “Cose che non voglio sapere” di Deborah Levy. Primo volume delle autobiografie in movimento.

Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni. Ti invitiamo a partecipare alla nostra call per il 2025.

Il brano che segue è tratto dal primo volume delle autobiografie in movimento di Deborah Levy, Cose che non voglio sapere, del 2013 e pubblicato in Italia nel 2024 grazie a quelli di NN, con la traduzione di Gioia Guerzoni e l’introduzione di Olga Campofreda. Il secondo capitolo ci riporta al 1964, all’infanzia dell’autrice vissuta nel Sudafrica dell’apartheid dove suo padre Norman è stato arrestato perché attivista e membro del Congresso Nazionale Africano a fianco di Nelson Mandela. Deborah Levy aveva solo cinque anni, ma i suoi ricordi di quel giorno sono nitidi e gelidi come la neve.

Fuori il pupazzo di neve si erge sotto le stelle africane. Domani lo faremo ancora più alto e grasso e gli metteremo la sciarpa.

Quella sera, mentre sono a letto, la sezione speciale della polizia di sicurezza bussa alla porta del nostro bungalow. Vogliono che mio padre vada con loro e gli dicono di preparare una valigia. Due poliziotti fumano una sigaretta in garage, sotto lo sguardo del pupazzo di neve dagli occhi tondi e incavati. La valigia che mio padre sta preparando è molto piccola. Significa che tornerà presto? I poliziotti tengono le loro grandi mani sulle sue spalle. Papà cerca di sorridermi. Un sorriso come quello del pupazzo di neve, che si alza sugli angoli. E poi viene accompagnato a passo di marcia da uomini che, lo so dalle conversazioni origliate tra mamma e papà, torturano altri uomini e certi hanno una svastica tatuata sul polso. Una macchina è parcheggiata davanti a casa. Gli uomini gridano: «SU SU SU». L’auto bianca si allontana con mio padre dentro. Lo saluto con la mano, ma lui non risponde.

In pigiama, vado in giardino a consultarmi con il pupazzo di neve. Gli parlo come si fa con Dio, gli parlo nella testa e lui mi risponde.

«Cosa succede adesso?»

Il pupazzo di neve mi dice: «Tuo padre verrà gettato in prigione e torturato e urlerà tutta la notte e non lo vedrai mai più».

Paola Giannò

Foto in alto: elaborazione grafica di Erna Corsi

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