Le donne premiate a Hollywood con gli Academy Awards non sono molte: curiosità e classifiche per capire come funziona la notte degli Oscar.
Dal sesto numero de L’Altro Femminile, donne oltre il consueto, scarica il PDF della rivista o sfogliala online.
Sì, è vero: non bisogna sempre fare riferimento all’America per tutto, ma nel caso del cinema la notte degli Oscar rimane in cima al podio, almeno nell’immaginario collettivo. Se ne parla prima, per le nomination; se ne parla dopo, per commentare gli abiti e dissentire sulle assegnazioni dei premi.
Quando si premia l’arte c’è sempre una grandissima componente personale nella valutazione, che prescinde dal valore intrinseco. Ogni artista lo sa, anche se non tutti lo accettano. Il cinema non fa differenza, e negli anni l’assegnazione degli Oscar si è consolidata come un punto fermo, anche se non necessariamente un metro di valutazione.
Lo sa bene il povero Leonardo Di Caprio, praticamente sempre nominato nella sua lunga e brillante carriera, ma che si è visto assegnare l’agognata statuetta solo nel 2020, dopo la difficilissima interpretazione nella pellicola Revenant (2015).
Più di lui a patire le nomination mai finalizzate è Glenn Close: ben otto, seguite da otto delusioni. Gli Oscar alle donne hanno bisogno però di un discorso a parte, perché si è dovuto sgomitare parecchio (e lo si fa ancora) per essere giudicate con gli stessi parametri degli uomini.
Le migliori attrici secondo l’Academy
Avvenenza e un bel faccino sono sempre stati i requisiti base per un’attrice. Imprescindibili anche se non sufficienti. Ne sa qualcosa Meryl Streep che nel 1975, all’inizio della sua carriera, si presentò al casting per King Kong e venne rifiutata da Dino De Laurentiis con queste parole: «Che brutta! Perché me l’hai portata?» Lui lo disse ad alta voce davanti a lei ma in italiano.
Quando lei gli rispose nella stessa lingua lui trasecolò: «Mi spiace che pensi che io sia troppo brutta per il tuo film, ma la tua è solo un’opinione in un mare che ne contiene migliaia. E adesso andrò a cercarmi una marea più gentile.» Lei non si fece fermare da un commento, e questo episodio viene ricordato come una delle più grandi cantonate del settore cinematografico.
Meryl Streep da allora ha vinto tre Oscar: miglior attrice non protagonista nel 1980 per Kramer contro Kramer, miglior attrice nel 1983 per La scelta di Sophie e nel 2012 per The Iron Lady. È in assoluto l’attrice con più nomination: ben ventuno.
A pari merito con tre Oscar vinti si colloca Ingrid Bergman: migliore attrice per Angoscia nel 1945 e per Anastasia nel 1957, migliore attrice non protagonista per Assassinio sull’Orient Express nel 1975.
In cima alla classifica per il numero di Oscar vinti rimane saldamente Katharine Hepburn, unica fra attori e attrici a essersi aggiudicata la statuetta per quattro volte: nel 1934 per La gloria del mattino, nel 1968 per Indovina chi viene a cena?, nel 1969 per Il leone d’inverno e nel 1982 per Sul lago dorato.
Seguono molte dive del cinema con due statuette vinte come protagoniste: Vivien Leigh e Olivia de Havilland (insieme nel pluripremiato Via col vento, 1939), Shelley Winter, Elizabeth Taylor, Helen Hayes, Glenda Jackson, Jane Fonda, Maggie Smith, Sally Field, Jodie Foster, Jessica Lange, Dianne Wiest, Hilary Swank, Cate Blanchett, e Renée Zellweger. Da quest’anno si aggiunge all’elenco anche Emma Stone, premio Oscar nel 2017 con LaLa Land e nel 2024 con Povere Creature!
Frances Louise McDormand è il nome d’arte di Cynthia Ann Smith e lei non è certo quello che potremmo definire una bellezza classica, eppure ha saputo farsi strada in questo mondo così selettivo: è la terza e ultima donna a far parte dell’esclusivo club dei tre Oscar. È stata premiata come miglior attrice per Fargo nel 1997, per Tre manifesti a Ebbing, Missouri nel 2018 e per Nomadland nel 2021. Per quest’ultimo può vantare anche l’Oscar come miglior film, facendo lei parte della produzione.
Piccole parti, grandi attrici
Quello che si dice a teatro vale anche per il cinema: «Non esistono piccole parti, ma solo piccoli attori». Sappiate che ci sono attrici che sono riuscite a ottenere l’ambita statuetta con un’apparizione che rimane sotto i dieci minuti! In Quinto potere (1975), Beatrice Straight è in video per soli cinque minuti e due secondi e detiene il record per la più breve interpretazione di sempre premiata dall’Academy.
Judi Dench con la sua interpretazione della Regina Elisabetta I in Shakespeare in Love (1998) sembra occupare tutto lo spazio disponibile, e appare invece per soli otto minuti; Gloria Grahame in Il brutto e la bella (1952) fa la sua magia in nove minuti.
Non solo interpretazione
C’è il fatto, poi, che il cinema non è composto solo di attori e attrici. Una moltitudine di persone lavora per rendere spettacolare ciò che vediamo sul grande schermo. Alla regia, purtroppo, il genere femminile è piuttosto latitante. Ci sono state solo nove candidate per questa categoria degli Oscar. Considerando che tre di loro hanno ottenuto la statuetta, direi che la percentuale è confortante; il fatto che queste vittorie siano tutte recenti fa ben sperare per il futuro.
Le tre registe premiate sono: Kathryn Bigelow per The Hurt Locker (2010), Chloé Zhao per Nomadland (2021) e Jane Campion per Il potere del cane (2022). Il premio alla miglior sceneggiatura si divide fra originale e non originale. Anche qui il campo di gioco sembra essere dominato da nomi maschili. Spiccano però due donne, entrambe con due statuette all’attivo: Ruth Prawer Jhabvala (nel 1987 con Camera con vista e 1992 con Casa Howard) e Frances Marion (nel 1930 e 1932). Quest’anno, per la miglior sceneggiatura originale, il premio è andato a Justine Triet, con Arthur Harari, per Anatomia di una caduta.
Trucco, parrucco e fronzoli vari
Nella categoria trucco e acconciatura troviamo sia nomi maschili che femminili fra i pluripremiati. Nella categoria costumi un nome troneggia su tutti, con ben otto Oscar a fronte di trentadue candidature: Edith Head. Dal 1950 al 1974 vinse con i costumi per L’ereditiera (Migliori costumi in bianco e nero 1950), Sansone e Dalila (Migliori costumi a colori 1951), Eva contro Eva (Migliori costumi in bianco e nero 1951), Un posto al sole (Migliori costumi in bianco e nero 1952), Vacanze romane (Migliori costumi in bianco e nero 1954), Sabrina (Migliori costumi in bianco e nero 1955), Un adulterio difficile (Migliori costumi in bianco e nero 1961), La stangata (Migliori costumi 1974). Ha vestito Ingrid Bergman, Gloria Swanson, Elizabeth Taylor, Audrey Hepburn e Grace Kelly nelle loro apparizioni più iconiche. La sua fama è tale che nel 1973 Edith Head interpreta se stessa in un episodio della serie Colombo ambientato a Hollywood.
La statuetta
La statuetta così contesa oggi è in bronzo placcato oro 24 carati, ma non è sempre stato così. Durante la Seconda guerra mondiale, dal 1943 al 1945, furono fatte in gesso, per evitare che venissero rubate o vendute. Il nome ufficiale del premio è Academy Award of Merit, ma da sempre tutti lo chiamano Oscar.
Non si sa esattamente perché ma l’ipotesi più diffusa a Hollywood ne attribuisce il merito alla segretaria esecutiva dell’evento, Margaret Herrick. Pare che nel 1931 alla presentazione ufficiale abbia esclamato: «Assomiglia proprio a mio zio Oscar!»
Gli Oscar 2024
Le statuette assegnate lo scorso 11 marzo cambiano ben poco di quanto menzionato fin’ora. Miglior film a Oppenheimer, che rientra a pieno titolo negli standard dell’Academy e ha ricevuto ben sette Oscar, fra cui miglior regia a Christopher Nolan, miglior attore protagonista a Cillian Murphy, miglior attore non protagonista a Robert Downey Jr., miglior montaggio a Jennifer Lame, miglior colonna sonora e miglior fotografia.
Abbiamo già citato il premio come miglior attrice protagonista per Emma Stone, miglior attrice non protagonista è stata riconosciuta Da’Vine Joy Randolph, miglior canzone originale What Was I Made for? (da Barbie) di Billie Eilish e Finneas O’Connell. La cantante stratunitense diventa così l’artista più giovane ad aver vinto due Oscar. Come miglior film straniero è stato premiato La zona di interesse, che ha battuto Io capitano di Matteo Garrone, film proposto dall’Italia. Chissà se il prossimo anno l’ANICA presenterà C’è ancora domani di Paola Cortellesi: attendiamo fiduciosә .
Erna Corsi
Foto in alto: Statuette degli Oscar – Foto di Tom
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